Personale


Nato a Bologna un bel po’ di anni fa, sempre stato appassionato di fotografia fin da piccolo. Mi piace incontrare nuova gente e fare nuove esperienze in Italia o fuori da essa.

La fotografia è un mondo che ogni giorno offre nuove esperienze, non sarò mai sazio di foto.

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Meglio provare e pentirsi che pentirsi di non aver provato!

Marco Baraldi
Foto Video Web Agenzia

Fai quello che ti senti di fare…

… tanto ti criticheranno lo stesso.

Marco Baraldi
Foto Video Web Agenzia

Coloro che ti odiano,

sono ammiratori segreti che non riescono a capire perchè

tanta gente ti ama

P. Cohelho
Scrittore

Fare sempre quello che ti pare rimane il miglior modo per non avere rimpianti…

Marco Baraldi
Foto Video Web Agenzia

Ci troviamo continuamente di fronte ad una serie di grandi opportunità brillantemente travestite da problemi irrisolvibili…

J. W. Gardner
Ministro educazione salute e benessere


Riassunto delle mie emozionanti tappe nel mondo della fotografia.

Nato a Bologna a poche centinaia di metri dalle 2 torri, all’età di 7 anni mi viene regalata la mia prima macchina fotografica: una Konica compatta che funzionava con i tradizionali rullini 35 mm. Nel luglio del 1989 stanco ed insoddisfatto di fotografare la F1 all’autodromo di Imola con la compatta, passo alla mia prima reflex. Ad essa associo due ottiche intercambiabili. La sensazione di “professionalità” che il teleobiettivo mi trasmetteva era qualcosa di emozionante per un sedicenne quale ero io. L’idea di impugnare una fotocamera sorreggendo l’obiettivo aveva un qualcosa di insolito e magico rispetto alla precedente esperienza. La possibilità di poter avere vicino quegli oggetti che prima erano irrimediabilmente più lontani del dovuto, stimolava oltremodo il mio prurito fotografico.

Forte del mio nuovo corredo, decisi di “scendere” dalla tribuna dove solitamente fotografavo per avvicinarmi all’evento, appoggiarmi alla recinzione: esattamente lì dove espertissimi fotografi, con milionarie attrezzature, stavano appostati coi loro “cannoni” ottici. Da quel momento non esisteva più l’evento che andava ricordato con le foto, ma erano le foto che dovevano immortalare l’evento: in pratica era il desiderio di fotografare che prevaleva sull’evento in sè. Era sicuramente bello assistere all’evento, ma ancora più bella ed emozionante era l’arte di “fissarlo” nei suoi momenti più caratterizzanti; un modo per non vivere passivamente un fatto, ma parteciparvi, anche marginalmente in veste di fotografo.

Questo vivere gli eventi in maniera più intensa è uno degli aspetti della fotografia che più mi appassiona. Non è da meno il fatto di poterlo rivivere una seconda volta al momento della rassegna degli scatti. In concomitanza con gli studi universitari decisi di approfondire l’arte delle foto imparando a posizionare le fonti di luce in sala di posa ed a sviluppare e stampare in camera oscura. Questi ultimi due aspetti erano davvero avvincenti in quanto mi permettevano di avere la massima padronanza sulle immagini seguendo la fotografia in tutto il suo iter.

Il percorso era ormai ultimato: pellicola-salaposa-scatto-sviluppo-stampa. Rispetto ai primi tempi dove controllavo solo il “click”, adesso tutto quanto era sotto il mio diretto controllo e potevo sentirmi veramente autore delle immagini. Forgiare la luce che colpisce il soggetto determinandone l’intensità la direzione permette di avere risultati davvero soddisfacenti ed eleva ad un livello ragguardevole la qualità delle immagini. L’esperienza in camera oscura ha anch’essa un indiscusso valore formativo ed un innegabile fascino caratterizzato dall’atmosfera rossastra della luce inattinica. Un po’ di sana musica di sottofondo stimola la creatività del tratto finale del percorso fotografico, quello dove la carta si incide con la luce del proiettore per diventare documento storico di un evento. Camera oscura e la sala di posa spalancarono alla mia curiosità di fotografo nuovi orizzonti creativi.

La fotografia, come tante altre arti, è una disciplina dove è ingenuo affermare di essere arrivati in fondo. Ero comunque conscio che a 22 anni, avevo già fatto parecchie esperienze ed a quel punto, con una robusta base teorica alle spalle, avrei potuto migliorare solo continuando con la pratica che venne effettivamente incentivata anche con l’acquisto di una nuova fotocamera e nuove ottiche.

Negli stessi anni decido l’esperienza del medio formato (6×6). Una economicissima biottica con mirino a pozzetto, segna il mio esordio con la pellicola 120mm. E’ stata una esperienza breve, ma intensa. Innanzitutto la diversa geometria ottica della fotocamera faceva assaporare una piacevole sensazione di antico durante la ripresa e lo scatto. La totale assenza di servomeccanismi (autofocus, esposimetro, avanzamento motorizzato della pellicola) impediva il pigro rifugiarsi nella tecnologia e mi rimetteva solo davanti alla immagine. Ogni errore era un mio errore così come i meriti di una bella foto erano del sottoscritto.

Completato l’iter universitario, termina, quasi in concomitanza, la mia esperienza con la fotografia chimica. Già possessore di computer da parecchi anni, folgorato dai prodigi che un elaboratore elettronico può fare ad una immagine, scalpitavo da tempo all’idea di poter memorizzare immagini su supporto elettronico. Un primo approccio al digitale lo faccio con una compatta (un po’ come l’esordio con la fotografia chimica) che mi apriva al mondo delle immagini subito disponibili e spedibili ovunque, un qualcosa di fantastico! Con gli ultimi sviluppi delle fotocamere professionali si sta aprendo un nuovo e stimolante orizzonte: mi riferisco al sistema video che molto mutua dal mondo della fotografia, ma che presenta anche parecchi aspetti assolutamente personali. Oggi Reflex Digitali e Personal Computer sono il mio pane quotidiano, dopo 24 ore di astinenza comincio sentire una certa sofferenza. 🙂

La curiosità più grande che non so se mai riuscirò a soddisfare è quella di sapere quante immagini ho scattato in questi anni di vita, se dovessi fare una stima approssimata direi di aver premuto il fatidico pulsantino almeno 1.000.000 volte. Nonostante si tratti di un numero che mi mette un po’ i brividi per la sua grandezza, trovo ancora immutata la mia voglia di impugnare quotidianamente la mia inseparabile fotocamera…